Le specie alloctone – chiamate anche aliene, esotiche o non-native – sono specie introdotte dall’uomo (volontariamente o accidentalmente) al di fuori del loro areale originario, dove riescono a stabilizzarsi, espandersi ed auto-sostenere le proprie popolazioni nel tempo. Alcune possono non sopravvivere (o sopravvivere solo in cattività), altre riescono ad adattarsi in maniera eccellente al nuovo habitat e qualora riescano a entrare in competizione con le specie locali (autoctone) o a generare impatti sugli ecosistemi locali allora divengono invasive. Le specie alloctone invasive sono anche in grado di impattare negativamente i settori produttivi (agricoltura, industria e pesca), le infrastrutture e salute pubblica, e sono considerate causa di detrimento da un punto di vista culturale, paesaggistico ed estetico nelle aree in cui si stabiliscono.
Alcuni esempi di specie animali invasive presenti in Italia
La nutria
È un grosso roditore (può arrivare fino a 10 kg) originario del bacino del Rio delle Amazzoni in America meridionale. La nutria è stata introdotta in Europa per il suo utilizzo nell’industria conciaria (in Italia negli anni ’20 del secolo scorso). A cavallo tra gli anni 70-80 del secolo scorso vi fu una forte crisi del settore; gli allevamenti costretti alla chiusura, liberarono, di fatto, le nutrie allevate. Questo roditore è, ad oggi, una specie aliena invasiva che è andata ad occupare una nicchia ecologica libera nel nostro paese ed in altri paesi europei ed è responsabile di notevoli impatti diretti sull’agricoltura (consumo di giovani plantule di cereali), sulle infrastrutture idrauliche (scavi di gallerie su argini e canali), su talune specie di piante acquatiche alterando i relativi ecosistemi e su specie di uccelli nidificanti a terra (per predazione di uova e pulcini).
La zanzara tigre
Originaria del sud-est asiatico, questa zanzara ha sfruttato i trasporti commerciali umani per diffondersi in molte zone del mondo: nella metà del XX secolo si diffuse in Africa e nel Medio Oriente e a seguire nel continente sudamericano, negli Stati Uniti d’America, in Oceania e, per ultimo, in Europa. I primi esemplari riprodotti in Europa sono stati ritrovati in Albania (databili 1988), mentre in Italia ha fatto la sua comparsa 10 anni dopo, a Genova, in un deposito di pneumatici usati, importati dall’estero. Oggi la ritroviamo in tutta la penisola (alta diffusione nelle città romagnole, principalmente nei comuni del ravennate), così come in Francia, Spagna e Svizzera. La diffusione è capillare anche in tutte le città portuali europee.
Il punteruolo rosso
Responsabile di seri danni alle coltivazioni della noce di cocco nell’Asia sudorientale, tramite il commercio di piante infette ha raggiunto quasi tutti i paesi del bacino meridionale del Mar Mediterraneo. I trattamenti chimici di eliminazione richiedono l’impiego di insetticidi sistemici e una diagnosi precoce dell’infestazione; trattamenti curativi tardivi, oltre ad essere inutili per risolvere l’attacco nella pianta infestata, sono anche di scarsa efficacia. L’impiego di antagonisti naturali è ancora in fase di studio e al momento non ci sono anco
La gambusia
È un pesce tropicale di piccole dimensioni, nativo dei bacini del golfo del Messico (Mississippi), acque dolci e salmastre, lente e paludose. È stato introdotto in Italia a partire dalla prima metà del XX secolo, intorno agli anni ‘20-‘30 nella speranza che potesse contribuire ad eliminare le uova di zanzara di cui si ciba. A tal fine, le Aziende Sanitarie incoraggiarono l’immissione di questa specie nei laghi, pozze d’acqua, fontane e stagni. Oggi, la sua capacità di essere uno strumento di difesa contro le zanzare è messa in discussione, mentre è stato accertato il danno ecologico che crea minacciando la sopravvivenza delle specie native. I danni sono legati alla competizione con gli altri pesci e crostacei, e alla predazione di insetti nativi. Inoltre la gambusia è un potenziale ospite di parassiti, che vengono poi trasmessi ai pesci autoctoni.
Il gambero rosso della Louisiana
Originario dell’America del nord, e più precisamente della Louisiana, in Italia fu importato in Toscana per un tentativo di commercializzazione. Si è poi diffuso, dopo esser sfuggito al controllo degli allevamenti, anche in alcune zone del Lazio, dell’Umbria, del Piemonte, dell’Emilia, della Lombardia, della Calabria e del Veneto. Particolarmente tollerante ai cambiamenti ambientali e di costituzione robusta, questa specie sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza del gambero di fiume italiano. Queste caratteristiche gli valgono il nome di “gambero killer” con il quale è noto nelle regioni centro-settentrionali d’Italia dove la sua espansione è cominciata soprattutto a partire dagli anni ‘90.
La tartaruga dalle orecchie rosse
È la piccola tartaruga originaria della Florida che si trova spesso nei negozi d’animali e nei mercati. Se nutrita adeguatamente, può diventare molto grande, fino a 30 cm, e a quel punto spesso viene liberata perché difficile da gestire in un ambiente domestico. In Italia è stata introdotta anche a fini ornamentali nei laghetti e stagni dei parchi urbani. Questa specie provoca seri danni all’ecosistema poiché predatore di invertebrati e delle loro larve oltre che di anfibi, pesci e uccelli acquatici. È inoltre ritenuta concausa della diminuzione degli esemplari dell’autoctona Emys orbicularis. Si stima che in Italia ogni anno giungano circa 900.000 testuggini l’anno e l’abnorme diffusione degli esemplari, negli specchi, corsi d’acqua, finanche nelle fontane e laghi dei parchi pubblici è dovuta esclusivamente al continuo rilascio di esemplari adulti o subadulti.
Lo scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis)
In Italia è presente in cinque regioni: 1) Piemonte, dove la specie è stata introdotta nel 1948, ed occupa ad oggi più di 2000 km2 tra le province di Torino e Cuneo; 2) Liguria, dove è stata introdotta nel 1966 presso il parco pubblico di Nervi (Genova); 3) Lombardia dove la specie è localizzata prevalentemente nella porzione centro-occidentale della regione; 4) Veneto, intorno alla città di Padova; 5) Umbria. Qui si è diffuso, probabilmente dai primi anni del 2000 e risulta essere molto abbondante nella porzione ovest del capoluogo umbro (Monte Malbe), ma la sua presenza è segnalata in quasi tutta l’area urbana e peri-urbana della città di Perugia, dove è riuscito a colonizzare anche diversi parchi cittadini. La presenza dello scoiattolo grigio in Umbria, rappresenta una potenziale minaccia per la conservazione dello scoiattolo rosso, e più in generale per la biodiversità forestale, di tutto il centro Italia.
Ma quali sono i meccanismi che portano alla sostituzione tra le due specie? La sostituzione dello scoiattolo rosso da parte dello scoiattolo grigio è basata sulla competizione per lo spazio e per le risorse tra le due specie. Le due specie occupano una nicchia ecologica simile: entrambi sono arboricoli e diurni, consumano le stesse risorse e producono un numero simile di piccoli negli stessi periodi dell’anno. Inevitabilmente, la sovrapposizione della nicchia determinerà, due tipologie di specie: l’una “forte” vincente, lo scoiattolo grigio, e l’altra “debole”, lo scoiattolo rosso. Per questo, dove arriva lo scoiattolo grigio molto spesso lo scoiattolo rosso si estingue. Nel Regno Unito, la presenza di un poxvirus (per il momento mai riscontrato in Italia) ha facilitato e accelerato tale processo. Fin dalla sua introduzione in Gran Bretagna lo scoiattolo grigio, oltre ad aver provocato la sostanziale riduzione dello scoiattolo rosso, ha causato ingenti danni alle superfici forestali tramite l’azione di scortecciamento (detta bark-stripping) su tronchi e rami degli alberi.